KURT ZADEK LEWIN (Polonia1890-1947)
Kurt Z.Lewin si interessò agli aspetti affettivi e sociali della personalità ritenendo che per spiegare il comportamento umano si devono considerare le motivazioni e le interazioni tra l’organismo individuale e l’ambiente. Per ambiente non intende lo spazio fisico, ma quello psicologico che fa vivere la realtà ambientale in modo diverso perché in esso ci possono essere fattori che hanno una valenza positiva o negativa per l’individuo, cioè il potere di attivare o meno determinate azioni o comportamenti. La persona e l’ambiente insieme, formano lo spazio di vita chiamato campo psicologico e tra essi esiste un’influenza reciproca per cui la persona può modificare l’ambiente come l’ambiente può condizionare la persona. Lo spazio vitale si situa poi in uno spazio esterno che è il contesto generale che si condizionano anch’essi reciprocamente. Egli suddivide la personalità e l’ambiente psicologico in regioni con valenze positive e negative e ritiene che tali valenze variano in base alla forza del bisogno/desiderio e condizionano tutto il sistema, perciò il campo psicologico tenderà a raggiungere un equilibrio. Lewin applica la propria teoria anche sui gruppi perché le altre persone condizionano fortemente il nostro ambiente psicologico anzi il gruppo ne costituisce una regione. Come la persona e l’ambiente formano un campo psicologico, un gruppo e l’ambiente in cui agisce formano un campo sociale in cui il comportamento del gruppo dipende dai campi psicologici dei componenti che interagendo insieme danno vita ad un campo globale. La dinamica del gruppo infatti è data dall’interdipendenza reciproca dei suoi membri, per cui se si verifica un cambiamento all’interno del gruppo questo modifica l’ambiente psicologico dei suoi componenti e quindi il gruppo stesso.
L’EDUCATORE: L’educatore deve tener presente il tipo di rapporto che il soggetto ha con l’ambiente perché ci sarà chi ne viene condizionato impedendo una manifestazione spontanea, in tal caso dovrà capire qual’è la naturale tendenza e stimolarla per farla emergere, oppure chi lo condiziona fortemente, in tal caso dovrà stare attento al tipo di condizionamento negativo o positivo che il soggetto attua. L’educatore ha il compito di gestire le dinamiche del gruppo, perciò deve essere un attento osservatore che interviene solo quando necessario in modo da lasciare spazi perché il gruppo si formi in modo anche autonomo, rimandando al rapporto individuale il suo intervento.
IN SINTESI: L’educazione deve cercare di creare ambienti operativi che non siano eccessivamente condizionanti, nei quali si percepisca un clima di accoglienza e serenità e dove viene esclusa l’aggressività e la competizione. L’educazione deve vedere il gruppo come una risorsa, perché permette di sperimentare le relazioni tra i soggetti ampliando così le loro conoscenze sociali e culturali e permette di fare esercizio di accettazione di se e degli altri.
ALBERT BANDURA (Canada 1925)
Albert Bandura ha elaborato la teoria dell’apprendimento sociale in cui sostiene che l’apprendimento non avviene solo nella relazione tra il soggetto e l’ambiente oppure nella relazione con gli altri, ma anche per imitazione e riproduzione dei comportamenti che osserviamo negli altri, che lui chiamò modeling. Dalle sue ricerche emerse che l’apprendimento avviene quando il comportamento di colui che osserva si modifica dopo l’osservazione del comportamento di un altra persona che svolge la funzione di modello. Nel modellamento influiscono i seguenti fattori: la somiglianza delle prestazioni, la somiglianza tra osservatore e modello, la molteplicità dei modelli e la competenza del modello. L’apprendimento sarà più forte quando è presente una forte identificazione tra osservatore e modello poiché tale identificazione è spesso legata a fattori affettivi. Il comportamento è appreso se viene riprodotto anche a distanza di tempo, quando si presentano le situazioni adeguate. Bandura ha anche introdotto il concetto di auto-efficacia che è la fiducia che ognuno ha nelle proprie capacità di riuscire ad attivare abilità e risorse che gli consentono di raggiungere uno scopo prestabilito, un compito o una prestazione. Il livello di autoefficacia è un fattore importante nell’attivazione di determinati comportamenti perché può farmi decidere se agire o meno e di modificare l’ambiente esterno e le proprie relazioni per realizzare il proprio obiettivo. Il senso di auto-efficacia dipende da vari fattori come l’esperienza circa i propri successi ed insuccessi passati, l’esperienza di altre persone analizzando come ci sono riuscite, l’influenza degli altri ovvero cosa pensano circa le mie capacità di riuscire o meno e lo stato fisiologico e affettivo cioè se sono in forma per affrontare il compito.
L’EDUCATORE: L’educatore deve essere un modello di comportamento per i soggetti ma deve anche promuovere i comportamenti positivi e utili o comunque far porre l’attenzione ad essi a chi ha difficoltà ad imitarli spontaneamente. L’educatore deve stimolare il senso di autoefficacia facendo riflettere i soggetti sui propri meriti e responsabilità circa i propri successi in quanto spesso i bambini tendono ad attribuire a fattori esterni il merito della propria riuscita.
IN SINTESI: L’educazione deve proporre ai soggetti modelli di comportamento positivo e aiutarli a costruire il proprio senso di autoefficacia in quanto questo permette di conoscere meglio se stessi e di direzionare le proprie risorse per raggiungere i propri obiettivi.